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La presente monografia affronta il tema dal punto di vista del ruolo che il culto gioca nel pensare teologico di Paolo, nella concezione, nella difesa del suo ministero di evangelizzatore dei gentili. Lo fa ponendosi anzitutto la questione del relazionarsi di Paolo all'Antico Testamento, alle Scritture d'Israele: emerge come egli riprenda dall'Antico Testamento il linguaggio cultuale facendosi guidare da un principio che si può definire "continuità nella novità cristica": con Cristo il culto non è più connesso con la circoncisione, la Legge; non è più una prerogativa esclusiva di Israele. Adesso, è relazionato al Vangelo che è potenza Dio per la salvezza di qualsiasi credente, con il sacrificio di Cristo sulla croce. In questo contesto la monografia delinea la relazione tra soteriologia giudaica e soteriologia paolina nella sua originalità e fa emergere in filigrana la metodologia ermeneutica del fare teologia di Paolo